Fisso o temporaneo, ideale o meno, lontano o vicino, il posto di lavoro è parte importante della nostra vita. Parafrasando lo Zalone nazionale, “quo vado?” ad un certo punto può diventare "la domanda", specialmente quando i nostri sogni possono avverarsi lontano dai luoghi e dalle persone a noi care.
Il signor Rossi cerca lavoro e guarda fra le offerte online: esplora siti diversi,
si indigna, s'impegna, si esalta e si avvilisce alla vista dei compensi, dubita, valuta.
Solo alla fine realizza che l’incubo della valigia di cartone potrebbe materializzarsi.
Ma una mappa geografica dei lavori, tanto per orientarsi, no?
E quanto lontano dovrà spostarsi il signor Rossi, in base alle sue competenze?
E quale sarà la città più idonea?
Ci sono differenze o affinità fra una città e l’altra in base a ciò che il mercato del lavoro offre?
L’indagine proposta cerca di travare una risposta ad alcuni di questi interrogativi.
Tipicamente la ricerca di lavoro online viene effettuata per attività e per località,
ma spesso non viene offerto un servizio di mapping geografico delle possibilità lavorative.
Ma quali sono gli strumenti più utilizzati per cercare lavoro?
Un’indagine Censis ha mostrato che le strategie per cercare lavoro nei giovani fra i 25 e i 34
anni sembrano maggiormente focalizzate sull’utilizzo di risorse e competenze proprie.
La rete delle conoscenze personali rimane il canale di ricerca principale mentre Internet
resta il mezzo privilegiato dalla popolazione più giovane.
Come emerso in un recente convegno di Confindustria tenutosi a Firenze alla Stazione Leopolda
il 12 giugno 2019 nell'ambito della manifestazione "Imprese nel futuro",
nelle modalità di acquisizione delle risorse,
in particolare per l’industria tecnologica, le aziende tendono a bypassare i normali canali
di recruitment, inglobando direttamente le start-up funzionali ai propri progetti,
aprendo nuovi scenari etici e sociali nel mercato del lavoro.
Il vice-presidente di Confindustria Firenze Enrico Bocci
in un’intervista a noi rilasciata, ha confermato questa tendenza,
evidenziando
quanto sia fondamentale il ruolo di intermediazione di associazioni di categoria come
Confindustria
nel facilitare l’incontro fra domanda ed offerta di competenze.
Da qui anche la necessità di una formazione utile, pratica e
funzionale ai ritmi della produzione dell’Industria 4.0.
Anche Alessandro Sordi, cofounder di Nana Bianca, start-up del settore tecnologico,
ha evidenziato l'assoluta necessità di canali rapidi ed efficaci di acquisizione delle risorse,
esigenza che attualmente spinge le imprese verso l’acquisizione di realtà consolidate e
start-up,
più che allla ricerca nei tradizionali canali di hiring.
L’indagine sulla similarità fra le città italiane non si limita alla sola curiosità. Oltre ad essere uno strumento per comprendere meglio il tessuto economico italiano, si può rivelare utile per le decisioni che un lavoratore in procinto di spostarsi dovrà prendere. Inoltre può essere un indicatore importante per le nuove start-up, che potranno stabilire la propria rete produttiva nei luoghi più affini alle proprie attività. Può inoltre diventare strumento importante per orientare la formazione professionale laddove emerga, nel tempo, una richiesta di competenze specifica. Come inoltre emerso nel convegno menzionato, il mercato del lavoro si sta trasformando per andare incontro alle sfide della digitalizzazione e dell’Industria 4.0. Solo il 32% delle aziende italiane è pronto a questa sfida. Investire sulla formazione e comprendere in tempo reale i cambiamenti in atto è più che mai strategico e necessario per rimanere al passo e tenere finalmente il posto che il nostro Paese ricco di eccellenze merita.