Changes in latitudes, changes in attitudes

Il nuovo turismo alberghiero post Covid-19

Il mondo di ieri (e la sua fine)

In quello stesso 31 dicembre 2019 in cui nella città di Wuhan, Cina centrale, la locale Commissione Sanitaria Municipale segnalava all’OMS la scoperta di una nuova, misteriosa forma di polmonite, in tutto il mondo milioni di operatori turistici si apprestavano a celebrare la conclusione di un decennio che, a questo settore, aveva riservato notevoli soddisfazioni. Dopo la crisi finanziaria del 2008-2009, infatti, la crescita dell’industria turistica internazionale non aveva più conosciuto interruzioni e - secondo quanto calcolato dalla United Nations World Tourism Organization (UNWTO) - aveva superato di 10 punti percentuali quella del PIL mondiale. E l’Italia, In quello stesso 2019, con 131,4 milioni di arrivi (la metà dei quali dall’estero) e 437 milioni di notti trascorse, aveva registrato il proprio record storico in materia.

È su questo scenario che la pandemia di Covid-19 e le connesse limitazioni ai movimenti si abbattono come una tempesta di proporzioni mai viste. Su scala globale, sempre secondo l’UNWTO, gli arrivi internazionali nel 2020 diminuiscono di ben tre quarti rispetto a quelli dell’anno precedente. Per l’Italia, l’ISTAT registra una caduta pari al -57,6% sul numero degli arrivi, -52,3% sul numero di notti trascorse e, anche qui, -74,6% di turisti stranieri rispetto ai dodici mesi precedenti. Si stima che circa un quarto della complessiva perdita del PIL nazionale registrata in quell’anno sia derivata da qui.

Numeri impressionanti, che si ritrovano inevitabilmente anche nelle rilevazioni sulle presenze negli esercizi ricettivi: nei primi 9 mesi del 2020 viene meno il 54% delle presenze nelle strutture alberghiere e il 46% in quelle non alberghiere, perdite ridotte rispettivamente a “solo” -39,7% e -31% nel trimestre estivo.

World Tourism Organization (UNWTO)

Una caduta drammatica, insomma. Eppure, una caduta che non ha colpito tutti allo stesso modo: la clientela domestica meno di quella straniera, gli alberghi più di altre strutture, e, come vedremo, destinazioni come quelle montane meno delle grandi città…

L’anno dopo, la situazione non riesce a ricomporsi se non in modo molto parziale. Col perdurare della pandemia e delle restrizioni alla mobilità (specialmente intercontinentale), gli arrivi internazionali nei primi 9 mesi del 2021 restano ancora a -64% verso il 2019. Anche tra i turisti domestici, peraltro, il dato segna un -29% rispetto a due anni prima, per quanto tale perdita riesca addirittura ad azzerarsi quando ci si limita a considerare il solo mese di agosto. Riguardo, infine, alla composizione dell’offerta turistica, il comparto alberghiero continua a far segnare, rispetto al 2019, dati peggiori (-44,3% di notti trascorse) rispetto alle strutture extra alberghiere (-28,3%), di nuovo con un’attenuazione della perdita nel trimestre luglio-settembre (-17% e -9,7% rispettivamente).

Il lungo protrarsi di questo mutato scenario porta a dire che, negli ultimi due anni, quel che è rimasto in piedi della domanda e dell’offerta di servizi turistici (ed alberghieri in particolare) ha, per certi versi, assunto una nuova fisionomia, visibile soprattutto nelle stagioni estive, quando minore è stata la circolazione del virus e il settore ha potuto prendere almeno un po’ di respiro.

storyset.com

Un diverso punto di osservazione

Per poter ricostruire tale particolare fisionomia – e, più in generale, per delineare il quadro di fenomeni di questo genere – al giorno d’oggi gli Istituti di Statistica e le organizzazioni di settore con i loro rendiconti a posteriori non rappresentano più l’unica possibile fonte di dati. Un efficace “termometro” della situazione, in effetti, si può individuare già direttamente nei dati generati dai viaggiatori stessi… ad esempio quando raccontano le proprie esperienze di viaggio e di soggiorno vacanziero nei principali portali di recensioni online.

Proprio da uno di questi portali siamo partiti per la nostra indagine, con l’intento di cercare lì un riflesso di quel “racconto” del turismo alberghiero di questi anni “narrato” dalle fonti ufficiali, oltre che di portare alla luce quei particolari che solo dalla viva voce dei turisti, più che dai report “a consuntivo”, possono emergere.

In particolare, per le ultime tre estati (da giugno ad agosto) del “mondo di ieri” (2017-18-19) e le prime due dell’“era Covid” (2020-21), abbiamo raccolto e studiato le impressioni dei viaggiatori sui loro soggiorni presso strutture alberghiere e non alberghiere, con particolare focus sulla tipologia della struttura stessa, sul suo stile, sulla sua “location” (compresa la “vocazione turistica” del luogo in cui è ubicata); attenzione è stata posta anche sulla provenienza del turista e, naturalmente, sul giudizio da questi espresso.

Si è trattato di prendere in esame, solo per considerare una regione come il Veneto, poco meno di 3000 strutture ed un totale di oltre 100.000 recensioni. E non è casuale il fatto che si parli del Veneto, poiché, essendo stata nell’ultimo anno pre-pandemia la prima regione italiana per arrivi e presenze, fra le prime tre per posti letto in strutture alberghiere, nonché l’unica a contare almeno due Comuni per ciascuna delle “categorie turistiche prevalenti” individuate dall’ISTAT, partire da qui appariva quasi un punto di partenza obbligato.

Una regione che assicura un'offerta turistica a 360°

Nuovi paesaggi veneti

Un profilo variegato in termini di vocazione turistica delle diverse località, ma grande varietà anche in termini di provenienza dei viaggiatori. Storicamente, sono state in particolare le grandi città come Verona e soprattutto Venezia a richiamare ogni anno visitatori da tutto il mondo, mentre le spiagge dell’alto Adriatico e quelle del lago di Garda offrono a famiglie provenienti dal Nord Europa, e in particolare dall’area tedesca, destinazioni per un buen retiro balneare non sempre disponibili in patria. Una clientela fortemente internazionalizzata, dunque, cioè proprio quella che maggiormente ha subito l’impatto delle restrizioni anti pandemia.

In effetti, l’immagine di questa diversificata geografia degli arrivi in epoca pre-Covid, così come la sua mutazione negli anni a seguire, emerge anche dai dati sulle recensioni… un’immagine che risulta ancor più chiara se sovrapposta alla geografia delle destinazioni turistiche che la regione offre.

Si può per esempio cogliere, dal confronto tra i valori medi delle estati 2017-18-19 e le due successive, la sensazionale variazione che ha riguardato in particolare le grandi città, ossia – secondo la classificazione ISTAT – Venezia e Verona. Dacché rappresentava una media di 5 recensioni su 8 (tra quelle per cui è specificata la provenienza dell'autore), il contributo dei turisti provenienti da fuori Europa finisce praticamente per azzerarsi, mentre il numero complessivo di giudizi espressi si riduce ad un quarto, e solo la componente di arrivi da altri Paesi europei (anch'essa peraltro ridotta di circa tre quarti) riesce a “salvare” il carattere internazionale della vocazione turistica dei due centri urbani.

In altri casi, come per le località di mare o di lago e quelle di interesse storico-culturale, la somma delle recensioni degli anni 2020 e 2021, ormai scritte in massima parte da turisti italiani, raggiunge sì e no i numeri che, in anni precedenti, venivano assicurati dalla sola componente domestica.

2020-21, non arriva lo straniero

Via dalle grandi città: il virus disperde i visitatori (scorri il cursore per visualizzare l'andamento nei diversi anni)

Questa nuova composizione e distribuzione di numeri e provenienze si traduce pertanto in un vero e proprio “cambio di pelle” del quadro turistico della regione negli anni della pandemia, con una minore centralità di Venezia (e Verona) e un’accresciuta incidenza relativa delle località marittime, montane ecc., che hanno potuto trattenere meglio una clientela già in precedenza prevalentemente proveniente dai confini nazionali o quanto meno comunitari. Un cambio di pelle che si può ben cogliere scorrendo la mappa interattiva qui a fianco riportata.

«Negli anni 2020 e 2021 le indicazioni sui flussi turistici ricevute dalle nostre strutture sono, a causa delle restrizioni sulla circolazione delle persone, quelle di un turista italiano o solo in certi casi di un turista europeo, ma non di un turista internazionale che può avere sensibilità culturali e sociali in molti casi completamente diverse anche rispetto alle modalità con cui si diverte o con cui vive il territorio», evidenzia l’ing. Marco Gottardo, direttore di Federalberghi Veneto.

2020, quando Venezia mancò la "Top 5"

Una traccia di questo cambiamento si può cogliere anche, simbolicamente, nella diversa classifica delle 5 strutture più apprezzate in regione nel corso dei cinque anni presi in esame, quelle cioè, coi voti migliori moltiplicati per il numero di recensioni ricevute sul totale regionale, anno per anno. Così, se fino al 2019 Venezia è sempre stata presente con almeno due dei suoi hotel, ecco che nel 2020 la cinquina vede solo località di mare o di lago, mentre nel 2021 domina una struttura posta in località termale e Venezia riappare “solo” al quinto posto.

Estate 2020, la riscoperta della prossimità

Distanze e distanziamenti

Ma i dati su strutture e recensori estratti dalla piattaforma esaminata consentono di aggiungere un particolare in più oltre alla nazionalità dei turisti. Si tratta della distanza geografica tra il luogo di residenza indicato dal recensore e quello dell’albergo in cui ha soggiornato, una misura – per dirla in altri termini – del “bacino d’attrazione” delle strutture. È un indicatore che, considerata la quasi scomparsa dei viaggiatori intercontinentali, ci limitiamo a calcolare per la clientela italiana ed europea, e che consideriamo in termini di mediana. Ebbene, i risultati avvalorano la descrizione dell’estate 2020 come di una stagione all’insegna del turismo di prossimità.

Anche tra i soli recensori italiani, infatti, si accorcia in quell’anno (per poi riprendersi nella stagione successiva) la distanza tra casa e luogo di vacanza: e ciò si riscontra in praticamente tutte le categorie turistiche, eccetto le grandi città. Possibile segno, questo, del trascinarsi di quei limiti (anche solo psicologici) alla mobilità interregionale, anche dopo la caduta dei divieti formali. E che spinge a prediligere la riscoperta delle attrattive poco fuori porta, prima messe in ombra dalla possibilità di evadere verso lidi più lontani. O, al limite, a cogliere l'occasione per visitare una Venezia insolitamente libera dalle folle che tradizionalmente si accalcavano tra calli e campielli.

Ancor più marcata, poi, è la “riduzione del raggio” fra i viaggiatori europei, cosa che induce a pensare ad una predilezione, là dove possibile, per lo spostamento con mezzo privato (considerando anche che il Veneto è una regione di confine) anziché tramite aereo. In questo caso, peraltro, nemmeno si riscontrano evidenti recuperi nel 2021, se non nel caso al Lago di Garda (e comunque di entità marginale), il che sembra avvalorare l'ipotesi appena formulata.

Quella relativa alle distanze non è solo una curiosità statistica. Gli albergatori osservano infatti una regolarità di comportamento che impatta in modo rilevante sulla propria attività: di solito, infatti, «tanto più da vicino arrivano i turisti, tanto meno dura il soggiorno» – continua l’ing. Gottardo – «Per gli arrivi Veneto su Veneto generalmente abbiamo una durata media spesso di poco superiore a una notte, da Lombardia/Emilia-Romagna si arriva a due, dalla Toscana magari a tre… ma molte destinazioni erano abituate ad avere turisti asiatici o americani, con periodi di soggiorno più lunghi, a volte anche di una settimana o più. La riduzione della distanza, quindi, ha fortemente cambiato il modello organizzativo-gestionale delle imprese: soggiorni più brevi richiedono personale aggiuntivo per i check-in e i check-out, per le pulizie delle camere… e chiaramente un conto è poter programmare un simile cambiamento, altro conto è dover affrontare una situazione del genere di punto in bianco per questioni di carattere emergenziale!».

Cambiamenti nelle latitudini, quindi, che si associano a cambiamenti negli atteggiamenti, per citare una canzone di Jimmy Buffett. E d’altra parte è nuovamente il direttore di Federalberghi Veneto a ricordare che «In questi due anni, fondamentalmente, i turisti che si sono mossi lo hanno fatto a ben precise condizioni, non solamente condizioni di sicurezza ma anche condizioni legate agli spazi. Si è osservata una ricerca di spazi più ampi, che voleva dire non solo distanziamento ma possibilità – anche all’interno degli alberghi o delle attività turistiche in generale – di poter fruire degli spazi verdi, tanto da spingere ad esempio molte strutture ad investire sulla parte esterna, sui dehors».

Un'altra regione che offre molte proposte al visitatore...

Valicando il Po e l'Appennino

Città d’arte di fama mondiale, paesaggi naturali spesso richiamati anche nei capolavori artistici dal Rinascimento in poi, una cultura eno-gastronomica universalmente apprezzata, località balneari di grande richiamo: sono ingredienti presenti anche nell’offerta turistica della Toscana.

A questa seconda regione, che più di un’analogia sembra presentare con il Veneto, grosso modo anche nei numeri delle recensioni presenti sul portale, abbiamo applicato molte delle medesime analisi descritte prima, così da testarne la robustezza.

... ma il visitatore non italiano, in epoca Covid, anche qui latita!

E in effetti ritroviamo anche qui evidenza della forte incidenza relativa dei turisti extraeuropei prima del Covid, in particolare nella grande città (solo Firenze, per l’Istat) e, in misura minore, in borghi e centri urbani di alto interesse storico-culturale (ivi comprese Pisa e Siena). È, quella dei viaggiatori da fuori Europa, una presenza che sostanzialmente si estingue nelle prime due estati dell’era Covid, portando così il numero totale delle recensioni a ridursi a circa un quarto (anche qui!) nel caso del capoluogo, e a dimezzarsi nel caso degli altri centri, fino al punto che si riescono a conservare sì e no giusto quei livelli che prima della pandemia venivano assicurati dai soli recensori italiani. Per le località balneari, invece, minore era, sin da prima, la quota di recensori stranieri e minore è la riduzione nei numeri complessivi dal 2020; quanto alle località montane e termali, il loro contributo risultava secondario già negli anni precedenti.

Tra gli italiani, però, il "raggio d'attrazione" non si riduce

Passando a studiare l'“estensione radiale” della capacità attrattiva delle strutture – che in Veneto, come abbiamo detto, aveva conosciuto nel 2020 una visibile contrazione – in Toscana la “portata” del richiamo presso i connazionali non sembra invece subire contraccolpi. Anzi, in alcuni casi si può scorgere nel 2020 addirittura un leggero incremento nella distanza da cui sono giunti i recensori italiani: ciò si riscontra ad esempio nel capoluogo stesso, e ancor più nel gruppo dei molti Comuni toscani considerati dall'ISTAT di elevato interesse storico, culturale e paesaggistico, mentre nel 2021 sono soprattutto le località balneari a mostrare un simile (lieve) incremento. Un dato che, complessivamente, si può anche in questo caso leggere nel segno della riscoperta, da parte dei turisti domestici, del territorio nazionale e delle sue attrattive, quale alternativa a viaggi più a lungo raggio.

Si appanna il capoluogo, più flussi verso il mare

Di nuovo, ad ogni modo, la mappa interattiva del “cambio di pelle” del turismo regionale, rivela i segni del cambiamento intercorso. E, di nuovo, vediamo nell’evoluzione della “top 5” delle strutture più apprezzate, la scomparsa nel 2020 della sino ad allora onnipresente Firenze, e la sua riapparizione solo nel 2021, in mezzo a località balneari e termali.

... e anche Firenze uscì dalla cinquina

Negli anni della pandemia si ricercano il verde e la qualità

Sulla preferenza per certe strutture anziché altre, comunque, si possono fare analisi più generali. Accorpando i dati delle due regioni, e osservando la variazione nel numero di recensioni da un anno all’altro, emerge, per esempio, come nelle prime due estati del periodo pandemico, a conoscere un notevole incremento nel numero di recensioni siano state strutture quali campeggi, agriturismi (+8,7% e + 34% nel 2020), mentre subiscono la maggiore contrazione gli ostelli (-46,9%).

Un’ulteriore spia, insomma, di quella ricerca di spazi aperti come alternativa a luoghi più densamente affollati di cui si parlava sopra. Anche i resort e i boutique hotel hanno visto un incremento nel numero di recensioni nel 2020 (+10% e + 11,9%), che per i resort si è intensificato nel 2021 (+43%). Sono risultati che non sorprendono il direttore di Federalberghi Veneto: «Superata la fase emergenziale il turista che stiamo riscoprendo nel post Covid è un turista meno sensibile al prezzo. Per avere qualità, customizzazione e sicurezza nel servizio, è disposto a riconoscere un plus sul prezzo pagato».

Quello che i report non dicono (ma i recensori sì)

Il vero valore aggiunto derivante dall’esaminare i dati delle recensioni anziché i report degli uffici di statistica sta però nella possibilità di studiare, con gli strumenti del Data Mining, dell’Information Retrieval e del Machine Learning, quanto riportato dalla viva voce degli utenti stessi. Una possibilità qui utilizzata con riferimento a stagioni precedenti, ma che in linea di principio può essere applicata anche “in tempo reale”, così da intercettare in presa diretta le opinioni dei villeggianti e il loro cambiamento nel corso del tempo.

Per una prima ricognizione, ci concentreremo innanzitutto su singole parole-chiave. A tale scopo impieghiamo la tecnica del c.d. “TF-IDF”, che consente, fra le altre cose, di individuare quei termini che ricorrono maggiormente in un determinato anno a differenza dei restanti anni: le parole distintive di una stagione, quelle, cioè, che in qualche modo possono individuare eventuali “temi del momento”. È sulla base di questa tecnica che, ad esempio, si può scorgere nelle recensioni del 2017 in Veneto il ricordo di un concerto di Robbie Williams a Verona, unica tappa italiana del suo tour. E per quanto riguarda gli anni della pandemia?

Prima di provare a rispondere, allarghiamo ulteriormente il nostro spettro di indagine. E a Veneto e Toscana aggiungiamo anche le recensioni relative ad una terza regione, la Puglia.

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Quasi 1000 chilometri di costa...

Destinazione prediletta dagli italiani per le proprie ferie lunghe, specialmente durante il trimestre estivo 2018 e 2019, e ancora alla fine di luglio 2020 eletta da più di uno studio come meta più desiderata dai connazionali per quell’estate di “vacanze di prossimità”, questa regione si distingue dalle altre due per essere stata caratterizzata, anche negli anni precedenti la pandemia, da un turista-tipo più frequentemente nazionale, come si vede anche dal grafico sottostante sul numero di recensioni, e da un’offerta in cui la componente balneare prevale decisamente su ogni altra.

... Un mare particolarmente amato dagli italiani

Con l’aggiunta delle sue oltre 130 mila recensioni totali e 2800 strutture, il sottoinsieme delle valutazioni in lingua italiana si estende ormai a oltre 245 mila.

E i risultati (qui interpretati soprattutto in ottica qualitativa) di una loro valutazione preliminare non lasciano adito a dubbi: le parole “simbolo” delle recensioni del 2020 e del 2021, vale a dire le parole più ricorrenti in quegli anni ma poco o per nulla presenti in precedenza, sono praticamente tutte quelle “ereditate” dalla triste stagione dei lockdown: “Covid” (naturalmente!), ma anche “distanziamento”, “mascherine”, ecc…

A una prima esplorazione, negli anni della pandemia (2020 a sinistra, 2021 a destra), anche nelle recensioni di hotel, le parole distintive... parlano di pandemia!

La pandemia non rovina la gioia della vacanza...

Ce n’è, Coviddi?

Ma quanto l’aleggiante presenza del virus ha davvero condizionato i giudizi dei recensori nel 2020 e nel 2021? Gli strumenti del Machine Learning, e in particolare le reti neurali, consentono di individuare il “tono” che caratterizza i giudizi espressi dagli utenti del web. In questo caso, facendo uso del pacchetto “Feel-It” , è stato studiato quanto, nelle recensioni di ciascun anno, siano presenti contenuti emotivi riconducibili ad un ventaglio composto da “gioia”, “tristezza”, “paura” e “rabbia”, con esiti che forse potrebbero sorprendere qualcuno, dato che il risultato più significativo… è che non emergono cambiamenti significativi. Il “sensore” delle emozioni del 2020 e del 2021, insomma, non registra particolari “scosse” rispetto agli anni precedenti. E questo nonostante quanto mostrato prima.

... e anche quando si parla di Covid, prevalgono (a volte di poco) le emozioni positive

Ad una seconda lettura, però, si tratta di risultati ampiamente comprensibili. In effetti, il fatto che il Covid sia stato il tema distintivo dei giudizi espressi nelle ultime due estati, non necessariamente implica che esso abbia “rovinato le vacanze” dei recensori italiani. Del resto, si deve ricordare come, in entrambi gli anni la stagione estiva (quella presa in considerazione per questa analisi) sia stata caratterizzata da una generale “messa in sospensiva” di quei timori che avevano caratterizzato i cupi mesi primaverili, e dal desiderio di ritornare il più possibile ad una vita normale. E mentre la comunità degli esperti si divideva sulla domanda se il virus potesse considerarsi “clinicamente morto”, un passaggio di uno dei “tormentoni” musicali dell’estate 2020 – « Voglia di ballare un reggae in spiaggia / Voglia di riaverti qui tra le mie braccia / In una piazza piena / Per fare tutto quello che non si poteva » – sembra ben riassumere l’atteggiamento generale della popolazione.

Particolarmente interessante è osservare quel che accade quando si restringe l’analisi a quel sottoinsieme di 10162 recensioni che contengono parole come “Covid”/ “Covid(19)”, “pandemia”, ecc.. In questo caso, assistiamo ad un incremento – non inaspettato – delle emozioni negative, specialmente “tristezza”, e in misura minore “rabbia”; quasi assente è invece la “paura”: e, in ogni caso, più della metà delle valutazioni restano classificabili come positive.

Il tono prevalente, insomma, sembrerebbe quello delle recensioni mostrate qui sotto. Del Covid, a quanto pare, si parla soprattutto per le scelte che ha condizionato, vuoi per lodare l’adozione degli opportuni presidî di sanificazione, vuoi per stigmatizzarne l’insufficienza (o, talvolta, l'eccesso di zelo nella loro applicazione!). La preoccupazione, che di tanto in tanto affiora, resta però minoritaria.

Angela V

Terni

Grande ospitalità, cortesia e disponibilità. Struttura immersa nel verde, possibilità di utilizzare La piscina, prendere il sole, passeggiare, noleggiare bici, visitare la cantina e degustare l’ottimo vino! Le Camere sono ampie, pulite con frigo all’interno. Colazione ricca, personale ben organizzato ai tempi del covid! C’è anche il ristorante! Consiglio assolutamente Villa *******!

Federico P

Cascina

Niente da dire in generale sul villaggio ma in un momento come questo dove sono le norme anti covid? In una struttura del genere al check in non c’è nessuno che controlla la temperatura di tutti quelli che arrivano, non ci hanno fatto firmare nessuna auto dichiarazione, nessun tipo di distanziamento, nelle sale ristorante devi fare lo slalom tra i tavoli per passare, file interminabili per prendere da mangiare, file in cui il distanziamento è solo un miraggio, nessuno del personale controlla e anche se quasi tutti sono con le mascherine mi sembra una presa in giro. In un momento come questo speravo che non fossero state affittate tutte le 400 camere, capisco che c’è bisogno di lavorare e guadagnare ma il rispetto per chi ha deciso di fare una vacanza serena dove sta? Speriamo di tornare a casa sani e salvi!!!!!!!

Arianna M

Prato

Uno dei viaggi più belli e meglio organizzato, gli animatori bravi e mai invadenti organizzano la giornata nei minimi particolari, camere spaziose, forse leggermente disorientante all'inizio, ma dopo 24h già ti abitui, il cibo è ottimo e il personale di sala superbo, l'unica pecca è il covid manager, una persona decisamente entrata troppo nel personaggio, si aggira per il villaggio stile sceriffo pronto a riprendere chi ha una percentuale di naso purché minima fuori dalla mascherina, pronto anche a sgridare bambini perché era troppo larga la mascherina..

Ecco i 100 cluster individuati da BERTopic. Passando il mouse su uno dei cluster si può visualizzarne la tematica.

Paura no, attenzione sì

Il desiderio di ritrovare, nel periodo estivo, quella serenità e quella "normalità" duramente messe a repentaglio nei mesi precedenti, ma anche la consapevolezza di inevitabili accorgimenti da osservare, di qualcosa a cui badare maggiormente e di qualcos'altro a cui dover rinunciare. Sono elementi che si possono cogliere anche quando dall’analisi delle emozioni si ritorna a quella sui contenuti, andando al di là della prima ricognizione su singoli termini-chiave e provando a lavorare su concetti più articolati. Abbiamo provato a raggruppare le valutazioni degli utenti in gruppi simili tra loro, per poi estrarre gli argomenti che contraddistinguono ciascuno di questi gruppi (“cluster”) e studiarne le variazioni nel tempo. In questo caso, ad aiutarci è lo strumento BERTopic.

Fra i 100 “topic” individuati dal modello, ne spiccano alcuni che sembrano proprio dimostrare come, per certi argomenti, la sensibilità dei soggiornanti non sia certo rimasta la stessa.

Oltre ad assistere, ovviamente, alla comparsa del repertorio di temi legati alla pandemia (dalle mascherine alle normative anti contagio), quel che possiamo osservare è ad esempio un’accresciuta sensibilità, nel 2020, alle questioni di igiene e pulizia, che si mantiene anche nell’estate successiva. Interessante l’andamento del “topic” relativo a “spa, saune, massaggi e palestre”, con un vistoso calo nell’estate 2020 ed un ritorno, nella più “rilassata” stagione successiva, ai livelli di cinque anni prima. Particolarmente indicativo è quanto attiene alle scelte relative alla colazione: all’eclissarsi dei buffet nel primo anno dell’era Covid, infatti, si accompagna una quasi perfettamente speculare accresciuta popolarità delle colazioni servite, in particolare in terrazza e giardino.

Viste tutte insieme le linee possono risultare "appiattite", ma selezionando uno o più topic (click su legenda a destra) si può visualizzarne meglio il trend.

La mutata scala delle priorità è stata chiaramente colta dagli albergatori, i quali anzi in certi casi ne hanno tratto spunto per innovare la propria proposta al cliente. «Il turista degli anni del Covid», riferisce Gottardo, « è un turista che ha cercato sicurezza sanitaria a 360°, il che ci ha portato a porre attenzione su fattori prima meno centrali, come ad esempio la facilità di raggiungimento di determinati servizi, quali una farmacia dove fare il tampone. Questo ci ha dato anche la possibilità di fare dei ragionamenti sulla sperimentazione di nuovi servizi, ad esempio sul tema della telemedicina, per poter offrire al turista europeo/internazionale le stesse opportunità che può avere un cittadino italiano sull’accesso alla sanità».

Sette topic, cinque parole chiave per ciascuno, con relativo punteggio (scorri il mouse sulla barra per visualizzare il valore preciso)

Una bussola per navigare nel tempo delle grandi crisi

Queste ultime riflessioni del direttore di Federalberghi Veneto portano a porsi l’inevitabile domanda su quanto di questa nuova sensibilità rimarrà anche nel presente e nell’immediato futuro, mentre è iniziata la terza estate dell’era Covid (con una nuova ondata attualmente in corso) e dopo una prima metà dell’anno caratterizzata da nuovi fattori di instabilità, quali le tensioni internazionali e la risorgente inflazione. « Io credo che in qualche modo un po’ alla volta si ritornerà ad una matrice precedente al Covid», è l’opinione di Marco Gottardo, « ma allo stesso tempo penso che determinati cambiamenti rimarranno strutturali: diminuzione del periodo medio del soggiorno – l’ospite vuole vedere più posti in minor tempo –, necessità di avere più spazio a disposizione, ricerca di sicurezza sanitaria a 360 gradi, non solo legata alla normativa covid ma anche ad un concetto più ampio di salute e benessere che ormai sta diventando implicito in ognuno di noi ».

I tempi davanti a noi appaiono oltremodo incerti. In un suo articolo per il “Corriere della Sera”, lo scrittore e fisico Paolo Giordano ha descritto la nostra epoca come l’epoca delle grandi crisi – capillari, totalizzanti, simmetriche su scala globale e dalla rapidissima diffusione – crisi tali da mettere in discussione il concetto stesso di “normalità”, quello sulla cui base gli analisti effettuano tipicamente le loro previsioni. Dieci giorni dopo quell’articolo, la Russia invadeva l’Ucraina, inaugurando una nuova stagione di drammatica instabilità. In questo scenario in cui nulla può essere dato per scontato, diventa fondamentale per gli operatori economici – soprattutto in un settore come quello turistico così sensibile alle dinamiche dei grandi fenomeni internazionali – riuscire a intercettare immediatamente le mutate sensibilità della domanda, e le possibili risposte dell’offerta. Il procedimento descritto nell’analisi qui condotta, forse, può fornire a suo modo una piccola bussola per aiutare la navigazione in un mare tanto agitato.

Se vuoi saperne di più su metodi e tecniche utilizzate per svolgere la nostra analisi clicca qui.

Il team

Luca Fusar Imperatore

Belinda K. Graux Bonilla

Leonardo Catalano

Maria Iacono

Giovanni Pievani Trapletti