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SOTTO UNA COLTRE DI FUMO

Una panoramica mondiale su come i media parlano dei Grandi Incendi Forestali.


Un cielo rosso su Sydney


Nei primi mesi del 2020 solo in Australia sono bruciati circa 13 milioni di ettari di territorio pari a 5 volte la grandezza della Sicilia.
"In 24 anni di vita – afferma Joshua S., giovane residente a Sydney - non ricordo una stagione di incendi boschivi più terribile di quella del 2019-2020." Le prime settimane di quarantena sono state caratterizzate da notizie riguardanti l’effetto positivo del lockdown sulla natura: uno studio pubblicato sulla rivista Nature afferma che, nei mesi di marzo e aprile, c’è stata una riduzione, pari ad un miliardo di tonnellate, delle emissioni di gas serra nell’atmosfera.

Tuttavia, nello stesso periodo, notizie allarmanti sugli incendi in Australia e Amazzonia hanno fatto il giro del mondo: incendi che per durata ed estensione quasi non risultano avere paragoni, tanto che sempre più di frequente gli esperti parlano di Grandi Incendi Forestali. Per Raffella Lovreglio, referente comunicazione del gruppo incendi della Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia (SISEF) , l’aumento in frequenza dei Grandi Incendi Forestali è da imputare a molteplici fattori:
“Il cambio di regime è dovuto all’accumulo di vegetazione combustibile morta nelle foreste e alla riduzione delle tradizionali forme di gestione. Il tutto aggravato dalla contemporanea comparsa di eventi meteorologici estremi, disturbi naturali [...] e l’aumento delle aree abitate nelle zone direttamente esposte agli incendi.”

Di fatto il rialzo termico, favorito dai cambiamenti climatici, è uno dei tanti fattori responsabili di incendi sempre più frequenti e severi. Negli ultimi anni diversi attivisti, come Greta Thunberg, hanno denunciato la gravità della situazione relativa al cambiamento climatico. Partendo da queste premesse, all’inizio di questa ricerca ci siamo chiesti: quanta importanza viene data al fenomeno incendi e che tipo di informazione viene fatta?

Per rispondere a queste domande abbiamo analizzato l’informazione proposta dalle principali testate giornalistiche mondiali in merito al fenomeno degli incendi.




Non solo l’Australia brucia


Per meglio comprendere l’importanza che viene data al fenomeno incendi da parte dei media, ci è sembrato interessante esplorare la reale gravità del fenomeno. Per quest’analisi abbiamo utilizzato i dati relativi agli incendi boschivi avvenuti dal 2009 al 2019 in tutto il mondo, forniti dal Global Wildfire Information System (GWIS).
In questa sezione vengono riportati i risultati ottenuti nel decennio di analisi.
“Dieci anni sono un lasso di tempo sufficiente per farsi un’idea – spiega Antonio Pollutri, Specialista Senior Biodiversità del WWF Italia – anche se il problema è molto più datato (si veda, ad esempio, Gillett et al. (2004))."

Per avere una prima informazione di come il fenomeno si sia sviluppato nel decennio, riportiamo la mappa coropletica che descrive la percentuale di vegetazione forestale bruciata a causa degli incendi in ogni Stato.



Sapevate che la vegetazione della Groenlandia e dell’Africa bruciano in media più dell’Australia?
Analizzando per ogni Stato la vegetazione forestale persa a causa di incendi, rispetto a quella presente, notiamo che vi sono
l'Australia e le regioni del Sud America, di cui spesso abbiamo sentito parlare, soprattutto negli ultimi anni.

Quello che sorprende è la presenza della Groenlandia e dell’Africa: “La situazione africana – spiega Antonio Pollutri – è diventata nota all’opinione pubblica grazie proprio agli strumenti che state utilizzando voi. Il monitoraggio satellitare, a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, ha fatto emergere un fenomeno che c’è sempre stato (si ritiene che la tecnica agricoltura detta "slash-and-burn" sia iniziata circa 8.000 anni fa) e che può essere spiegato dalle attività agricole e pastorali praticate nei paesi dove si ricorre meno all’uso dell’acqua. Alcuni ecosistemi, come la savana, sono in equilibrio con il fuoco, ma ciò non toglie nulla al fatto che la combustione delle biomasse delle savane tropicali, è una delle principali fonti di emissioni globali di gas serra.”

Ecosistemi come il Kazakistan, noto anche come “steppa arida del mondo”, risultano bruciare maggiormente ma è un dato giustificabile dalla tipologia di vegetazione e dal clima presente.
La presenza della Groenlandia, invece, è un risultato che nasconde una realtà diversa. Come spiegato da Raffaella Lovreglio:
“Uno studio del 2013 riporta che il numero di incendi in questo Stato sta aumentando ad un ritmo mai registrato. Gli esperti ritengono che l’innalzamento delle temperature, combinato con la fusione dei ghiacciai, aumentano la probabilità di incendi. Ogni estate l’aumento delle temperature causa la fusione di circa la metà della superficie del permafrost [...] che lascia così spazio alla tundra rendendo la Groenlandia più soggetta ad incendi.”




Tre milioni di campi da calcio di foresta bruciata

Solo in questo decennio abbiamo perso, a causa di incendi, circa 20 milioni di km² di foresta, pari a 3 milioni di volte la grandezza di un campo da calcio. Un dato che spaventa, ma che secondo Antonio Pollutri deve essere contestualizzato:
“Vi sono situazioni ecologiche per le quali l’incendio è un disturbo molto frequente naturalmente, che consente la loro sopravvivenza. Avere incendi nella savana, ad esempio, è un fatto naturale [...], ma non è la stessa cosa per le foreste tropicali, che hanno scarsissime capacità di recuperare i danni provocati da un disturbo naturale per loro assai raro.”

KM² DI FORESTA BRUCIATI
Pari a 3 milioni di campi da calcio

Numeri che possono essere ridimensionati dunque, ma che lasciano riflettere. In un incendio il carbonio immagazzinato negli alberi brucia, rilasciando anidride carbonica e gas serra, i quali aumentando nell’atmosfera contribuiscono all’ aumento della temperatura globale.
“I cambiamenti climatici, con lunghi periodi di siccità, e condizioni meteorologiche estreme sono capaci di alimentare gli incendi e far sprigionare dal bosco un’energia che diventa ingestibile” afferma Raffaella Lovreglio.
Un circolo vizioso in cui sono coinvolti molteplici fattori, tra cui l’uomo.



Sempre più incendi? Forse no ma più estremi

Analizzando il trend degli incendi si nota un andamento costante e quasi in diminuzione.
“A livello globale gli indicatori ci dicono che il fenomeno è stabile se non in diminuzione, ma quello a cui dobbiamo porre attenzione è come gli incendi si stiano spostando sul pianeta in virtù dei fattori già discussi” spiega Antonio Pollutri.
“Se viene disboscata la foresta pluviale e ciò che resta viene bruciato per ampliare la superficie a piantagioni e aree pascolive, è chiaro che lì avviene una trasformazione con pesanti conseguenze per la biodiversità e per il clima, regionale e globale.”


Infine, se osserviamo rispettivamente i dati aggregati annualmente per la frequenza, l’estensione e la durata degli incendi, possiamo osservare come la frequenza degli incendi sia leggermente in aumento, mentre l’estensione e la durata in lieve calo.
Dal rapporto tra l' estensione degli incendi e il loro numero, emerge che gli incendi negli anni sono diventati sempre più estesi.

Infatti, gli esperti ci confermano che negli ultimi anni alcuni incendi "estremi" hanno percorso grandi superfici:
“In molti dei luoghi colpiti, l’area percorsa dagli incendi nell’ultimo biennio è superiore alla media degli ultimi decenni, come in Australia (oltre 5 milioni di ettari in Nuovo Galles del Sud, il massimo da cinquant’anni), California (766mila ettari nella stagione 2018, il massimo dal 1970), e Russia (9 milioni di ettari a fronte di una media di meno di 5 milioni, sebbene con punte anche maggiori negli ultimi vent’anni). Gli eventi di questo biennio portano una chiara “firma” della crisi climatica” spiega Raffaella Lovreglio.



Due facce della stessa medaglia

Da un lato dati rassicuranti che raccontano un fenomeno stabile e quasi in diminuzione, dall’altro la diversa localizzazione degli incendi dovuta agli effetti dei diversi fattori, come i cambiamenti climatici.

“Il dato preoccupante – afferma Jacopo Pasotti, giornalista e comunicatore scientifico - è il fatto che gli incendi legati alla crisi climatica stanno aumentando. Notiamo un cambiamento delle regioni dove essi si verificano, regioni meno popolate come le aree siberiane, aree artiche, nord Eurasia e sempre più in Australia. Al contempo, il numero di vittime per incendi è in crescita e per questo incendi che si verificano vicino ai centri abitati, come in California, ci preoccupano più di quelli che accadono in regioni meno popolate.
Temperatura, umidità e venti si stanno modificando a velocità anormale per il nostro pianeta e sensibilizzare le persone su questi temi è essenziale. Dobbiamo preoccuparci per quelli che sono gli impatti sociali, ambientali ed economici che questi eventi comportano.”




Gli incendi raccontati dai media


Nonostante sembri che il fenomeno incendi ci riguardi poco da vicino, risulta chiaro quanto una buona informazione sia importante.
Essendo un problema a livello mondiale, ci è sembrato interessante analizzare le notizie sugli incendi proveniente da varie parti del mondo.
Per poter interpretare al meglio i risultati abbiamo raggruppato gli Stati di tutto il mondo in macro-aree e selezionato, per ognuna,
i principali media internazionali in lingua inglese.
Abbiamo selezionato ed analizzato le notizie, pubblicate dal 2015 al 2020, dal database GDELT.




Europa e Nord America i paesi più interessati agli incendi

Analizzando il numero di notizie in lingua inglese pubblicate in ogni macro-area notiamo un costante incremento generale. Dopo l’accordo di Parigi, stipulato nel 2015, ipotizziamo che ci sia stata maggiore consapevolezza delle problematiche legate ai cambiamenti climatici. Consapevolezza che ogni cittadino del mondo deve avere e che i media di tutto il mondo hanno saputo cogliere.
La presenza massiccia di notizie in Europa e Nord America può essere giustificata dalla facilità di trovare articoli unicamente in inglese. Molte testate di altre aree geografiche spesso pubblicano notizie anche in altre lingue: un dato che quindi non può essere considerato in assoluto.

C’è sicuramente una buona attenzione alla problematica da parte dei media di tutto il mondo, ma a questo punto la domanda sorge spontanea: dall’Africa alla Russia, dall’Europa all’Asia, dal Medio Oriente al Sud America, dall’Australia al Nord America il tipo di informazione proposto è lo stesso?





Gli incendi hanno un nome

Per analizzare il tipo di informazione trasmessa in ogni macro-area abbiamo estratto le parole più significative. In tutte le parti del mondo il fenomeno degli incendi è associato ai cambiamenti climatici. “Climate change”, “Global warming”, “Carbon dioxide” sono alcune delle parole più ricorrenti negli articoli che abbiamo analizzato. Risultato incoraggiante che evidenzia una grande attenzione dei media agli impatti ambientali che i cambiamenti climatici hanno sul nostro pianeta.

Dai risultati emerge la diversa trattazione del tema nelle differenti parti del mondo: si passa da un approccio rigorosamente scientifico, come in Russia, ad uno molto più legato alla biodiversità e agli aspetti ambientali, come in Africa.
La politica sembra essere un tema centrale per la maggior parte delle aree: alcuni Paesi, come Europa o Medio Oriente, si concentrano sulla gestione dell'emergenza svolta dagli altri governi mentre altri si concentrano esclusivamente sulla situazione nel proprio paese.

L'Australia, in particolare, propone un'informazione estremamente autoreferenziale sebbene molto esaustiva.
Come confermato da Joshua S.: “Credo che l’informazione fatta dai media australiani sia completa.
Riportano i fatti, spesso quelli più gravi, con tante immagini e video che fanno il giro del mondo. Molto enfatizzati sono gli animali: sicuramente avrete visto almeno una foto di un koala o un canguro salvato dalle persone del posto.”

Il tema incendi in Nord America risulta così sentito dalla popolazione che ogni incendio ha un nome! Ad esempio, troviamo tra le parole più frequenti negli articoli americani “Bobcat Fire”, un incendio disastroso avvenuto in California durante la stagione incendi 2020. Sara B., studentessa all’Università di San Diego, invece racconta: “In un viaggio a Malibù nel 2019 mi sono trovata davanti uno scenario impressionante. L’odore di bruciato era fortissimo, il fumo dell’incendio era ancora ben visibile. Case e macchine bruciate, persone che cercavano di entrare nelle abitazioni per recuperare i loro indumenti. Uno scenario terribile.”


Cosa c’entrano Donald Trump e l’olio di Palma con gli incendi?

Analizzando le parole frequenti, alcune destano particolare curiosità.
Dietro l'olio di palma, che emerge dalle notizie asiatiche ed europee, si nasconde, dal 1990 al 2015, una perdita di 24 milioni di ettari di foresta pluviale (come riportato da Greenpeace). Una crescente richiesta sul mercato ha portato l’industria indonesiana ad espandere notevolmente le piantagioni di palma da olio a discapito delle foreste. Incendi dolosi che spesso, a causa delle condizioni climatiche e del suolo, si sono rivelati ingestibili.

Che dire invece di Donald Trump? Dall’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, che impegnava le potenze mondiali alla riduzione delle emissioni attuando politiche più attente al clima, Trump è diventato il focus centrale quando si parla di cambiamenti climatici, emissioni e fenomeni annessi come gli incendi. Un’uscita che non fa onore agli Stati Uniti, primi a vedere milioni di ettari di foresta californiana bruciati ogni anno.

Ma resta ancora da capire: ogni Stato tende a parlare solo degli incendi locali o ha una narrativa di ampio respiro, che consideri e spieghi il fenomeno a livello globale?


La situazione africana: un fenomeno invisibile

Quanta attenzione pone ogni Stato al resto del mondo?
Che uno Stato parli molto degli incendi che avvengono sul proprio territorio è un fatto naturale, ma l’attenzione alla globalità del fenomeno è altrettanto importante.

Analizzando i Paesi più citati negli articoli delle varie macro-aree, si nota che, nonostante i nostri dati indichino una forte presenza del fenomeno incendi in Africa, il continente africano risulta trascurato dal resto del mondo. Viceversa l’Australia, e in parte anche il Nord America, sembrano essere le protagoniste dell’informazione mondiale sugli incendi.
Un dato spiegabile dalla gravità del fenomeno in California e in Australia.

Australia: 192Nord America: 156Asia: 104Asia: 101Medio Oriente: 101Europa: 100Sud America: 100Australia: 100Africa: 100Sud America: 100Russia: 100Nord America: 99Russia: 78Africa: 78Medio Oriente: 68Europa: 25Europa → Australia: 58Europa → Europa: 7Europa → Nord America: 24Europa → Sud America: 6Europa → Asia: 2Europa → Russia: 1Europa → Medio Oriente: 2Australia → Australia: 98Australia → Europa: 2Nord America → Australia: 8Nord America → Nord America: 90Nord America → Sud America: 1Africa → Australia: 12Africa → Europa: 2Africa → Nord America: 4Africa → Sud America: 2Africa → Asia: 2Africa → Africa: 78Sud America → Nord America: 23Sud America → Sud America: 74Sud America → Russia: 3Asia → Australia: 10Asia → Nord America: 3Asia → Sud America: 6Asia → Asia: 80Asia → Russia: 2Medio Oriente → Medio Oriente: 63Medio Oriente → Europa: 5Medio Oriente → Nord America: 7Medio Oriente → Sud America: 11Medio Oriente → Asia: 6Medio Oriente → Russia: 3Medio Oriente → Australia: 6Russia → Russia: 69Russia → Asia: 14Russia → Europa: 9Russia → Nord America: 5Russia → Medio Oriente: 3AustraliaNord AmericaAsiaAsiaMedio OrienteEuropaSud AmericaAustraliaAfricaSud AmericaRussiaNord AmericaRussiaAfricaMedio OrienteEuropatofrom

Viene nuovamente confermata l'autoreferenzialità dell'Australia, ma emerge anche quella del Nord America attenta solo alla propria situazione e, in minima parte, a quella australiana che risulta essere simile in termini di gravità ed impatti.

Le altre macro-aree propongono un'informazione più completa ed equilibrata, trattando degli eventi accaduti in tutte le parti del mondo.


I temi nascosti nelle notizie

Hai mai pensato se un asiatico legga le stesse notizie che leggi tu?
Per capirlo abbiamo raggruppato le notizie per similarità per poi indagare in quali parti del mondo fossero pubblicate notizie simili.
Sono così emersi 5 cluster di notizie simili che siamo andati a caratterizzare in base alle parole più frequenti.

Nome Cluster Dimensione Top Parole Top Entità
Emergenza in California 1106 PG&E (Pacific Gas & Electric), California, wildfires, company, bankruptcy, people, customers, billion, equipment, safety, energy, million, victims, killed, weather PG&E, California, San Francisco, Los Angeles, Gavin Newsom, Northern California, San Diego, Bill Johnson, Public Utilities Commission
Gestione dell'emergenza 23241 fire, forest, people, government, water, help, president, Trump, smoke, work, firefighters, need, air California, Australia, Canada, Israel, Brazil, Indonesia, United States, Amazon, China, Singapore
Cambiamento climatico 3464 climate change, global, emission, carbon dioxide, global warming, greenhouse gas, temperatures, Paris Agreement, extreme, environment, forest, Trump California, Australia, United States, China, Europe, Canada, India, Russia, Alaska, Arctic, Donald Trump, Paris Agreement
Emergenza in Australia 3880 Australia, bushfires, firefighters, emergency, temperatures, weather, burning, smoke, residence, australian Australia, New South Wales, Scott Morrison, koala, Berejiklian, Kangoroo Island, Sydney
Cronaca 8432 California, people, homes, firefighters, blaze, burned, flames, winds, destroyed, residence, evacuation, weather California, Oregon, Washington, Jerry Brown, Colorado, Carr Fire


Il cluster Emergenza in California contiene tutte le notizie riguardanti un particolare evento avvenuto in California, ovvero un incendio estremamente esteso e dannoso causato dalla cattiva manutenzione delle apparecchiature della compagnia PG&E.
Emergenza in Australia riporta come la catastrofe degli incendi avvenuta in Australia si sia riversata non solo sulle foreste, lasciando i koala senza più una casa, ma anche sulle abitazioni, come nel New South Wales.
Vi è poi il cluster Cronaca, che riporta notizie sugli impatti degli incendi sulla vita delle persone: storie di evacuazioni e di sfollati, costretti ad abbandonare le proprie abitazioni, interventi dei vigili del fuoco che combattono le fiamme alimentate dai venti,
intere cittadine distrutte dalle fiamme.
Il cluster Cambiamento climatico riporta notizie di come il surriscaldamento globale predisponga una serie di ambienti naturali ai grandi incendi e di come gli incendi stessi impattino sull'ambiente a causa dell'elevate emissioni di CO2 rilasciate dalle foreste bruciate. Viene spesso citato l'Accordo di Parigi, un impegno importante da parte dei governi mondiali per ridurre le emissioni e contrastare i cambiamenti climatici.
Infine il cluster più numeroso raggruppa tutte quelle notizie che parlano della gestione dell’emergenza da parte dei governi e delle misure di intervento messe in atto e degli aiuti previsti per arginare l'emergenza.


Una volta raggruppate le notizie per similarità siamo andati a vedere dove esse siano pubblicate, per capire se i vari paesi del mondo propongano lo stesso tipo di notizie rispetto al tema incendi.
Il fenomeno incendi in relazione ai cambiamenti climatici viene trattato in tutto il mondo, seppur in varia misura. Questo è un dato rincuorante in quanto mostra una consapevolezza generale degli impatti negativi che i cambiamenti climatici possono avere sul nostro pianeta e significa che in tutto il mondo si pone attenzione agli aspetti ambientali legati ai grandi incendi. La gravità della situazione australiana sembra essere chiara in quasi tutto il mondo, mentre quella californiana non risulta avere uguale importanza. Fatti di cronaca e gestione dell’emergenza da parte dei governi sono, prevedibilmente, riportati in tutto il mondo, seppur in varia misura.

Quindi per rispondere alla domanda se una persona in Asia legga le stesse notizie di noi in Europa, possiamo dire che sì, il tipo di informazione proposta è molto simile: variegata e completa. Guardando alla distribuzione dei cluster nei vari paesi si nota come anche Nord America e Sud America propongano un’informazione molto simile tra loro, forse dovuta alla vicinanza geografica e all’influenza culturale del Nord America sul Sud America. Anche Africa e Medio Oriente propongono un’informazione simile, molto variegata e poco attenta alla situazione in California. I paesi più diversi risultano essere l’Australia e la Russia, la prima estremamente incentrata a parlare dei problemi nel proprio paese, la seconda focalizzata sulla gestione politica dell’emergenza incendi.
L’informazione sugli incendi viene dunque proposta in maniera differente nelle varie parti del mondo. C’è da sperare però che il solo fatto di parlarne serva a sensibilizzare le persone ad un tema di primaria importanza ai giorni nostri.


La responsabilità collettiva


All’inizio di questo lavoro ci siamo posti una domanda:
quanta importanza viene data nel mondo al fenomeno incendi e che tipo di informazione viene proposta in merito?

Grazie ai risultati delle analisi effettuate possiamo affermare che l’emergenza incendi è un tema discusso in tutte le parti del mondo. I dati suggeriscono che il tema viene trattato spaziando da argomenti quali cronaca, ambiente e politica. Il legame tra gli incendi e i cambiamenti climatici è chiaro e discusso in tutto il mondo. Il numero di notizie relative agli incendi risulta sempre crescente dal 2015, indicando una sempre maggiore attenzione al tema. Sicuramente l’Accordo di Parigi ha contribuito ad una maggiore consapevolezza rispetto alle conseguenze che l’emergenza climatica ha sul nostro pianeta.


Ma sono davvero solo i cambiamenti climatici i responsabili di questa emergenza?
No, gli esperti sottolineano come il fenomeno incendi sia un problema multifattoriale: sebbene i cambiamenti climatici predispongano certi ecosistemi a incendi più severi rispetto al passato, l’attività umana, come ad esempio la deforestazione e la pratica dello slash and burn, risulta uno degli altri principali fattori responsabili degli incendi più catastrofici.
“Affermare che l’aumento degli incendi è dovuto solo ai cambiamenti climatici è una soluzione troppo semplificata. Non c’è una soluzione semplice, stiamo parlando di un pianeta [...] complesso e la combinazione di fattori è la vera causa degli incendi. Sensibilizzare le persone su temi come questo è essenziale.” Jacopo Pasotti

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Cyber Team


Da amici virtuali a coinquilini, una squadra con formazioni diverse con un elemento in comune:
la voglia di giocarsela sempre fino in fondo.


Elisa Mercanti | PSICOLOGA | Linkedin
Laureata in Psicologia criminologica e forense all’Università di Torino.

Gianluca Guidi | ECONOMISTA | Linkedin
Laureato in Scienze Economiche all’Università di Pisa e Scuola Superiore Sant’Anna.

Marzia Longo | BIOLOGA | Linkedin
Laureata in Biologia all’Università degli Studi del Molise.

Vincenzo Aiello | ECONOMISTA | Linkedin
Laureato in Economia aziendale all’Università degli Studi di Napoli – Federico II.