Il lockdown degli italiani tra smartworking e didattica a distanza: non solo tristezza e paura


L’incertezza è la condizione che accomuna studenti e lavoratori in questa particolare fase post-pandemia. Le modalità con cui gli studenti torneranno a scuola e all’università non sono ancora certe e anche chi ha iniziato a lavorare in smart working non sa se e quando tornerà alle normali condizioni di lavoro in presenza.
L’idea del progetto nasce da questo è cerca di capire quali sono state le emozioni che studenti e lavoratori hanno vissuto durante il lockdown in modo da offrire un’utile panoramica sulle questioni ancora da migliorare.

A prevalere nel tempo sono le emozioni negative, probabilmente a causa della situazione complicata che studenti e lavoratori si sono trovati ad affrontare. Nonostante questo, andando a fondo nelle questioni sono emerse alcune particolarità e sfaccettature tali da offrire una valida panoramica sull’esperienza vissuta da studenti e lavoratori, arricchendo uno spettro emotivo che sembrava inesorabilmente negativo.
A tal proposito Marco Abate, prorettore alla didattica dell’Università di Pisa, ci ha raccontato la sua prima lezione in didattica online, un’esperienza contrastante che ha richiesto un certo spirito di adattamento: “Durante la mia prima lezione in didattica online mi sembrava di parlare ad uno schermo vuoto, ho dovuto elaborare tecniche alternative di comunicazione tramite tablet che sostituissero i gesti che usavo facendo lezione alla lavagna”.
Abbiamo non solo tentato di capire quali sono state le emozioni predominanti, ma anche cercato di collegarle a fatti ed eventi. L’uso dei giornali come fonte di dati ci ha permesso di capire come i due fenomeni sono stati rappresentati e quali problematiche sono emerse, in modo da metterle in relazione con reazioni ed emozioni che abbiamo colto dall’analisi dei messaggi postati sui social.

Quante aziende in smart working
Fonte: Istat
18,3%
microimprese
37,2%
piccole imprese
73,1%
medie imprese
90%
grandi imprese

Gli eventi legati al coronavirus hanno innescato una rivoluzione nel mondo del lavoro. Un cambiamento rapido, quasi violento, ma necessario. Molte aziende erano già pronte a questo passaggio, altre hanno dovuto organizzarsi in tempi brevissimi, spesso con risultati non in linea con le aspettative. A tal proposito Mariano Corso, professore esperto di tematiche legate allo smart working, afferma: “L’emergenza ci ha colti impreparati a livelli diversi. Da un survey è emerso che è cambiato il contenitore senza che cambiasse il contenuto, ad esempio per il fatto che si lavora in un altro luogo, ma con gli stessi orari.”
Abbiamo per questo cercato di capire come il tema dello smart working è stato trattato nei principali quotidiani nazionali e quali sono state le principali questioni ancora da risolvere. Abbiamo estratto alcuni topic rilevanti ed evidenziano le parole a questi legate.


I temi emersi riguardano principalmente i benefici per il lavoratore e per la collettività, la necessità di una struttura organizzativa e tecnologica adeguata, i diritti e le tutele necessaria per il lavoratore, le disuguaglianze sociali ancora presenti. Emergono alcuni aspetti positivi legati allo smart working, come determinati benefici per la collettività e per il lavoratore dal punto di vista del benessere psico-fisico individuale. Aspetti legati a un ideale di smart working forse non ancora raggiunto ma che sono entrati con maggior forza nel dibattito pubblico. Ancora, come sottolineato da Mariano Corso: “Telelavoro è quando sei connesso, mentre lo smart working ruota intorno agli obiettivi: nello smart working modalità, strumenti e luogo sono a discrezione del lavoratore A tal proposito, il diritto alla disconnessione di cui si parla è una questione legata all’autonomia del lavoratore. Secondo me, modalità di smart working dovrebbero essere decise a livello più basso possibile [cioè al livello del lavoratore], o non si tratta più di smart working”.
Un elemento imprescindibile per l’attuazione dello smart working è l’uso di strumentazioni tecnologiche adeguate. Infatti, il tema della digitalizzazione è presente, poiché le aziende e la pubblica amministrazione hanno dovuto avviare un processo di adeguamento tecnologico, organizzativo e normativo coerente con il nuovo modo di lavorare. A questo proposito Raffaele Gareri, dirigente di Roma capitale: “Dal punto di vista tecnico è andata bene: circa 8000 su 11000 lavoratori (considerando solo le persone che potevano lavorare da remoto) sono stati messi in smartworking con possibilità di accesso diverse ad alcuni strumenti (es.posta elettronica), mentre alcuni hanno avuto bisogno di strumenti come VPN. C’è stata anche una portalizzazione di servizi front-end e back-end per far accedere le persone da casa. C'è stata una semplificazione della normativa per quanto riguarda lo smart working, grazie ai provvedimenti governativi ed alle linee di indirizzo formulate dai nostri colleghi della Direzione Risorse Umane”
Questo adeguamento ha però fatto emergere alcune criticità legate in particolare ai diritti ed alle tutele dei lavoratori. In merito a questo, la sicurezza dei dati è uno dei topic emersi. Infatti, l’uso di strumenti tecnologici necessari per lo svolgimento delle attività in smart working fa emergere la necessità di mettere in sicurezza lavoratori e aziende dai potenziali rischi derivanti da attacchi alla privacy personale. Ulteriori aspetti legati al tema delle tutele emergono dal topic dei diritti e tutele, dove si evidenzia la necessità di una normativa che regoli il diritto alla disconnessione, centrale quando si è costantemente connessi.
Un’altra questione emersa con forza è quella della disuguaglianza di genere, laddove viene enfatizzato il maggior carico di lavoro per le donne nella gestione della cura dei figli e della casa. Se si vuole realmente cambiare il modo di lavorare rendendolo più smart dobbiamo affrontare il tema della disuguaglianza di genere e permettere sia alle donne sia agli uomini di godere dei vantaggi di questo modo di lavorare.
Tematiche che messe insieme ci fanno riflettere sui passi ancora da fare per attuare davvero quella rivoluzione promessa dallo smart working. Come sottolineato da Mariano Corso: “C’era ansia per la confusione che si stava creando tra questa idea di smart working, che è quella che noi promuovevamo in tempi di pace, e quella che si sta diffondendo adesso, che è diversa. Diversa ma interessante, innanzitutto perché ha spazzato via alcuni pregiudizi. Noi volevamo dire: ‘scegli dove vuoi fare questo lavoro, in base alle tue esigenze e ai tuoi orari’. Magari, le attività più solitarie e riflessive venivano svolte in luoghi tranquilli, mentre lavori più interattivi venivano svolti in presenza. Ma durante la quarantena non si è potuto scegliere, perché lavorare in presenza col proprio team non era più possibile. Questo è stato l’esperimento più grande, proprio perché non avevamo scelta.”

La percezione dei lavoratori nel tempo

Dall’analisi dei topic emerge come parte del dibattito si sia concentrato intorno al tema della produttività, dell’autonomia e dell’agilità dello smart working. Come si sono schierati i lavoratori in merito? Inizialmente, il sentimento diffuso appare nettamente negativo. Tuttavia, a inizio maggio i tweet negativi sembrano calare e avvicinarsi a quelli neutri. Si potrebbe supporre che le modalità di smart working siano cambiate in meglio, ma è probabilmente più ragionevole sostenere che la moderazione dei toni avvenga in concomitanza con l’inizio della fase 2, ossia con la progressiva riapertura di uffici e aziende.

Modalità telematiche: un’inversione di tendenza?

Le curve corrispondenti agli hashtag #webinar e #elearning presentano un andamento simile: in entrambe il numero dei tweet negativi è inizialmente elevato, se confrontato con quello dei tweet neutri o positivi. Con l’avanzare delle settimane il rapporto sembra tuttavia bilanciarsi progressivamente. Nonostante lo scarso numero di tweet contenenti gli hashtag in questione, si può provare ad avanzare un’ipotesi sulle ragioni di quest’inversione di tendenza: non è che il rigetto iniziale per le nuove modalità telematiche ha infine lasciato spazio alla noia e all’indifferenza?


Dalla contrapposizione dei topic opportunità e tutele e diritti si nota come da un lato i benefici dello smart working vengono percepiti positivamente, infatti gioia è l’emozione dominante, dall’altra si evidenziano emozioni negative dal lato delle tutele, con rabbia e paura predominanti. Emozioni negative dovute forse alla mancanza di una netta suddivisione del tempo dedicato al lavoro e tempo libero? Questo a sottolineare la necessità di pensare ulteriori tutele in favore dei lavoratori in smart working, come per esempio la regolamentazione della normativa che prevede il diritto alla disconnessione e ulteriori misure per la sicurezza dei dati personali.
Altra tematica da cui si evidenziano alcune criticità legate allo smart working riguarda la questione di genere. Infatti, se in generale la conversione digitale viene percepita con sorpresa e gioia si evidenzia anche la rabbia e il disgusto nel topic disuguaglianza di genere. Emozioni negative che svelano questioni ancora aperte legate alla disuguaglianze di genere, in particolare per quanto riguarda la cura dei figli e la gestione della casa.
Il topic riunioni e videoconferenze viene percepito con gioia e sorpresa, a sottolineare come il non dover per forza spostarsi da casa per organizzare il lavoro viene percepito come un aspetto positivo.

Dall’altro come emerge dal topic colleghi e socialità, la mancanza di relazioni con i colleghi viene vissuto con tristezza e sorpresa. L’aspetto relazionale legato alla presenza fisica del lavoratore nel luogo di lavoro non sembra trovare quindi risposte adeguate nelle tecnologie digitali delle video conferenze. Aspetti questi che in futuro dovranno essere tenuti insieme in modo da garantire la giusta flessibilità senza perdere l’ambito della socialità, centrale per la felicità del lavoratore.


Un po' di numeri sulla didattica a distanza
Fonti: Miur e Istat
94%
studenti connessi
89%
scuole con supporto per disabili
33,8%
famiglie senza computer

L’organizzazione quotidiana dell’insegnamento è stata sconquassata da una situazione senza precedenti. Uno dei topic emersi è quello di organizzazione didattica, che si riferisce alle modalità pratiche di insegnamento in remoto. Vista la rapidità del cambiamento, è probabile che queste stesse modalità debbano essere in qualche modo ricalibrate in relazione al contesto differente che si è venuto a creare. In merito a questo, la direttrice di Fem (Future Education Modena) Donatella Solda ci ha suggerito una possibile alternativa modalità di svolgimento di una lezione a distanza: “le neuroscienze sostengono che si deve strutturare la lezione seguendo dei principi: una possibile modalità di lezione a distanza consiste in massimo venti minuti di spiegazione frontale, poi una parte di esercizi, seguita infine da una fase di espressione personale da parte degli studenti.”
Sempre in merito all’organizzazione didattica delle lezioni, il prorettore Marco Abate ci ha raccontato la sua esperienza: “una delle difficoltà maggiori riscontrate dai professori nel corso di una lezione a distanza è il fatto che viene a mancare lo sguardo di dissenso: dal modo in cui gli studenti ti guardano, si vede subito quando non capiscono”. Una seconda difficoltà segnalata dal prorettore è di tipo esclusivamente tecnico: “non tutti hanno a disposizione una buona connessione o buoni strumenti”. In effetti, il topic problematiche tecnologiche emerge in modo significativo. A quest’ultimo si lega il topic divario tecnologico, da cui sembra emergere una discussione legata alla disparità di strumenti e tecnologie tra le diverse zone del paese.

Emergono inoltre questioni legate ai diritti degli studenti, riconducibili al topic istituzioni e diritto allo studio: come fornire a tutti le stesse opportunità di apprendimento in tempo di lockdown forzato? Come assicurare che il diritto allo studio venga garantito mentre le scuole rimangono chiuse? A tal proposito, pare che le istituzioni non siano intervenute in modo troppo convincente. Come ribadito da Donatella Solda: “I docenti si sono trovati ad affrontare un evento a cui non erano preparati. Il Ministero ha dato poche linee guida e soprattutto vaghe: si è data troppo autonomia ai singoli quando invece era necessario una coordinazione strutturata. Di conseguenza, ci sono stati picchi di eccellenza da una parte e grosse lacune dall’altra”. Il topic organizzazione familiare sembra focalizzarsi sulle problematiche legate alla gestione familiare mentre le scuole sono chiuse. Come conciliare famiglia e (tele)lavoro? Come fare nel caso in cui i figli piccoli debbano essere lasciati soli a casa? Nonostante le difficoltà, come messo in luce dal prorettore Marco Abate, si possono anche evidenziare alcuni aspetti positivi: “Cose utili ce ne sono: ad esempio, i docenti sono motivati a condividere più materiale per gli studenti, oltre alle registrazioni. Inoltre, per gli studenti fuori sede il ricevimento può essere tenuto online. Alcuni strumenti sviluppati in questo periodo possono certamente essere affiancati a quelli tradizionali, una volta tornati alla normalità”. Insomma, pare che alcune delle modalità sperimentate in questo periodo possano efficacemente intervenire a supporto del diritto allo studio, se non altro come sostengo delle pratiche tradizionali. Su un piano un po’ più umano o esistenziale, la didattica a distanza si porta dietro problematiche diverse e più profonde: “Apprendimento non è solo trasmissione di contenuti”, sostiene il prorettore Abate, “apprendimento è anche condivisione sociale, di un ambiente, che in questa modalità viene totalmente a mancare”.

Si preannuncia una maturità sofferta…

Nel grafico sono presenti picchi principalmente negativi, corrispondenti a decreti ministeriali o a dichiarazioni della ministra Azzolina riguardanti le modalità di svolgimento della maturità. Alla fine della curva si può anche notare un generale aumento di apparizioni dell’hashtag, dovuto presumibilmente al progressivo avvicinarsi dell’esame finale.







Ministra Azzolina, una gestione non apprezzata.

l grafico mostra l’andamento sentiment rispetto all’attuale ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina. Anche in questo caso sono presenti principalmente picchi negativi. Questi sono presenti in concomitanza con la firma di alcuni decreti che hanno cambiato l’organizzazione della didattica e di molte dichiarazioni della ministra. Spesso oggetto di polemiche la ministra non sembra aver attirato le simpatie degli studenti, in particolare per alcune sue dichiarazioni.



La reazione degli studenti universitari

L’hashtag Università ha registrato un picco principale in prossimità di una dichiarazione del ministro Manfredi, riguardante le possibili modalità di riapertura dell’università a luglio o a settembre. Il secondo picco corrisponde alla dichiarazione del presidente Conte rispetto al rinvio della riapertura. L’ultimo picco è riconducibile alla discussione riguardante l’apertura di alcuni centri ricreativi, ma non delle università.

All’interno dei topic relativi alla didattica a distanza, paura e tristezza prevalgono abbastanza nettamente rispetto alle altre emozioni. Questo sbilanciamento è facilmente riconducibile al contesto generale che le persone si sono trovate ad affrontare, nonché alla criticità di alcuni dei topic estratti. Nonostante ciò, dal confronto dei vari topic emergono delle differenze significative. Ad esempio, se strumenti digitali presenta una maggiore componente di gioia e sorpresa, difficoltà tecniche risulta più sbilanciato verso rabbia e tristezza.
Si potrebbe avanzare l’ipotesi che, mentre la disponibilità in sé di nuovi strumenti susciti una certa curiosità ed entusiasmo nelle persone, le problematiche tecniche inevitabilmente emerse in questo periodo rendano il loro utilizzo tutt’altro che piacevole. La frustrazione e lo sconforto vissuti dalle persone con problemi di rete, di accesso o semplicemente in difficoltà con l’uso di un programma, conferiscono al topic difficoltà tecniche il più alto livello di tristezza in assoluto. Strumenti tecnologici è poi facilmente confrontabile con divario tecnologico: la forte componente di gioia e sorpresa del primo topic contrasta apertamente con quella di rabbia e disgusto emergente nel secondo. Ancora, mentre la presenza dello strumento sembra in sé suscitare un certo moderato ottimismo nelle persone, il fatto che poi non sia disponibile a tutti suscita sicuramente una certa indignazione. Da notare che divario tecnologico tende a combaciare con diritto allo studio, con cui condivide verosimilmente alcuni temi di dibattito.

L’unico altro topic fortemente sbilanciato verso la rabbia è organizzazione familiare, che tuttavia rispetto a divario tecnologico e diritto allo studio presenta un livello di tristezza maggiore. Potrebbe essere espressione della frustrazione derivante dalla difficoltà di trovare un nuovo equilibrio quotidiano, spesso in presenza di figli piccoli, disagi economici, spazi ristretti in cui convivere con i propri familiari?
Diversamente dagli altri, il topic maturità presenta come emozione predominante la paura. Si può facilmente supporre che le modifiche alle modalità d’esame previste dai decreti usciti in questi mesi abbiano generato un certo sconforto tra gli studenti, costretti a rivedere le proprie modalità di preparazione.

Alice
Borselli
Valentino Calcagno
Fabio
Gitto
Sebastiano Martorana