La Libertà di Volare


Il kitesurf, lo sport espressione della libertà, raggiunge il traguardo olimpico.Ma ancora fatica a trovare i propri spazi.


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La Libertà di Volare

Il kitesurf, lo sport velico degli aquiloni, che si è imposto con prepotenza in tutte le spiagge del mondo negli ultimi quindici anni, ha finalmente spiccato il volo. Farà parte delle olimpiadi giovanili del 2018 a Buoenos Aires e del programma olimpico di Tokyo 2020. Se però il kitesurf, detto anche kiteboard, è finalmente approdato tra gli sport maggioritari, continua a registrare, in Italia in primis, forti difficoltà ad ottenere gli spazi necessari per essere praticato.

Il traguardo olimpico

Nel 2018, dopo l'amara estromissione da Rio 2016, gli aquiloni dipingeranno la stupenda cornice offerta dall'Oceano Atlantico, sulle sponde del mitico Rio della Plata, a nord di Buoenos Aires. Là dove veleggiarono le caravelle di Magellano, nell’eroico viaggio che lo portò a circumnavigare il globo terrestere, si daranno battaglia i 24 giovanissimi kiteboarders, 12 ragazzi e 12 ragazze, selezionati per rappresentare i loro paesi nella competizione. Al traguardo successivo, i giochi olimpici in Giappone, sono attesi una quarantina di atleti che, per la prima volta, si contenderanno il medagliere olimpico, sotto l’egida dei cinque anelli incrociati. La location sarà la Tsurigasaki Beach, uno degli spot più famosi e frequentati da surfer e kiteboarder nipponici. La spiaggia, a circa due ore di treno da Tokyo, è parte della Kujukuri Beach che si estende per circa 60 kilometri ed è uno dei litorali più popolari di tutta la nazione. È stato l’elevato numero di appassionati, che aveva già trainato una possibile inclusione nel programma olimpico di Rio, a spingere la Classe Internazionale di Kiteboarding (IKA) guidata da Mirco Babini, in la collaborazione con la World sailing, a promuovere con successo la disciplina nell’ambito dei giochi olimpici.


Le giovani promesse italiane

Se a livello internazionale i riconoscimenti non mancano, in Italia lo sviluppo agonistico è ancora a uno stato embrionale e la promozione viene affidata principalmente ai circoli velici già presenti sul territorio e si sono attrezzati con aree e corridoi dedicati, obbligatori per l’accesso in mare di tutti i tipi di natanti, kiteboard compreso. Un’importante eccezione si registra nel contesto giovanile che è stato oggetto di specifici programmi federali avviati con successo a partire dal 2015-16, come spiega Mirco Babini da poco nominato anche direttore sportivo per il settore surfing ed incaricato di accompagnare i surfisti azzurri alle Olimpiadi nipponiche. L’Italia, prosegue Babini, è stata tra i pionieri a livello mondiale nello sviluppo di programmi federali giovanili per il Kiteboard con la creazione di una classe dedicata. Si aggiunga il lavoro svolto in questi anni da Alessandra Sensini, ex campionessa di windsurf oggi direttore tecnico giovanile, e Simone Vannucci, Tecnico Federale Kiteboard, culminato con il lancio di un programma di supporto federale per le giovani promesse.

Il percorso tracciato dall’Italia è stato emulato da molti altri paesi, i dati indicano che in un solo anno le nazioni con programmi giovanili dedicati al kiteboard sono passate da 10 a 40. Ai giochi olimpici estivi verrà presentata l’hydrofoil, l’ultima evoluzione in ambito kitesurf, , che come conferma Mirco Babini, oltre ad essere molto tecnica, offre un elevato grado di spettacolarità e minori problematiche organizzative, in quanto necessita di venti molto più deboli rispetto ai 12 nodi del kiteboard ordinario. L’hydrofoil è un sistema che, posto sotto la tavola, funziona alla stregua dei flap di un aereoplano e permette di far emergere la tavola dall’acqua. Questo segmento sta vivendo un momento di forte espansione sia dal punto di vista dei praticanti sia degli operatori del settore che stanno investendo per confezionare strumenti tecnici sempre più all’avanguardia e performanti. In questa disciplina, secondo le previsioni di Mirco Babini, il nostro atleta favorito rimane l’italo-colombiano Riccardo Leccese, da tempo punta di diamante del kiteboard italiano, mentre mancano ancora le nuove leve soprattutto tra le atlete azzurre. Nel frattempo la federazione internazionale è già al lavoro per allestire le Olimpiadi estive del 2024 la cui meta, Los Angeles o Francia, dovrebbe essere confermata entro fine anno.

Il presidente del'International Kiteboarding Association Class, Mirco Babini.
Alberto Mantovani.Istruttore Kitesurf IKO presso Wakepark Tarpons Pontedera.

Ma lo spazio non basta

Il Kiteboard necessita di ampi spazi e di vento che assieme ai ferrei divieti imposti nel periodo estivo sono i principali ostacoli allo sviluppo della disciplina. La rilevanza di questi temi emerge chiaramente analizzando i contenuti di un tipico forum frequentato da kiteboarder. Infatti, tra le caratteristiche tipiche della community, oltre ai riferimenti specifici all’attrazzatura (foil, tavola, barra, ala e kite), si riscontrano termini quali acqua, vento, nodi e spot. Come ci spiega Alberto Mantovani, istruttore di kitesurf con qualifica IKO la principale organizzazione mondiale specializzata nell’insegnamento del kitesurf, l’Italia ha da sempre privilegiato una politica costiera rivolta quasi esclusivamente alla balneazione a scapito delle altre attività. Gli sport di mare sono così spesso relegati in aree marginali o, in quelle con divieto di balneazione, ovvero zone sporche o inquinate. Seppur pericolose, oggi queste aree sono necessarie, ma non sufficenti, a soddisfare il pubblico di appassionati. Pubblico che potrebbe aumentare in futuro, complici le prossime olimpiadi.

Negli sport di mare, fortemente legati alle condizioni ambientali, il problema non è nuovo. Un caso simile riguardò lo spot Il Sale di Livorno che tutt’oggi è considerato uno dei migliori spot tirrenici per la pratica del surf. Tale area, inizialmente scoperta dai surfisti locali, divenne ben presto meta di moltissimi appassionati che macinavano anche molti chilometri per poter godere delle sue onde. La situazione divenne tale che portò anche a qualche momento di tensione tra i veterani ed i nuovi arrivati. Nel kitesurf tutto ciò è accentuato dalla facilità con cui ci si avvicina a questo sport, la federazione registra partecipanti di età compresa tra gli 8 e i 70 anni, e alla necessità di ampi spazi fisici per l’attrezzatura, i cavi per manovrare la vela possono misurare 25 mt e vanno completamente stesi alla partenza. Per la sua semplicità ed il maggior carico di emozioni, il kiteboard ha oramai notevolmente sorpassato in termini di appassionati le altre discipline affini, con le quali però rimangono forti resistenze, windsurf su tutte. Due esempi, come documenta Mantovani, sono le Canarie ed il Lago di Silvaplana a Saint Moritz dove esistono spiagge separate per le due discipline. Purtroppo ciò comporta che i pochi spazi disponibili siano oggetto di contesa tra le diverse community aumentando la difficoltà a trovare luoghi dove si possa praticare in tranquillità.

Appassionati dediti alla pratica del Kitesurf.

Meglio durante l'estate

Nonostante sia la stagione dove vigono ordinanze più restrittive alla pratica di questo sport, l’estate è senz’ombra di dubbio il periodo preferito dai kitesurfer. Questo dato è confermato dai risultati dall’analisi dei media postati su Instagram relativi alla pratica del kitesurf nel territorio italiano, dove si riscontra una forte concentrazione dei post durante il periodo estivo (si parla del 60% dei post sul totale per il solo biennio 2015/2016). Sebbene, come spiega Mirco Babini, il periodo da fine settembre a maggio presenta venti più favorevoli e sia possibile praticare liberamente, in realtà nelle spiagge adibite alla balneazione la presenza di ostacoli fisici rappresenta un pericolo per gli amanti del kiteboard. Per tali ragioni, sottolinea Mantovani, è sempre preferibile praticare l’attività in spiagge libere dove si hanno maggiori spazi di manovra e minori rischi esterni.

Pratica del kiteboard durante l'anno
Analisi condotta sui media condivisi attraverso Instagram (per maggiori informazioni clicca qui).

Turismo da kitesurf

Nonostante i problemi che incontra questo sport, come afferma Babini, in alcune aree del meridione il Kitesurf è diventato veicolo di importanti programmi turistici. Ciò è legato al fatto che l’attrezzatura per praticare il Kitesurf è facilmente trasportabile, anche in aereo, e i Kitesurfer moderni sono alla costante ricerca dei venti migliori, alla stregua dei surfisti con le onde. È infatti la ricerca delle giuste condizioni meteorologiche uno dei fattori principali che favoriscono la mobilità dei kitesurfer, l ’assenza di vento o la presenza di venti sfavorevoli, sono le principali preoccupazioni per i praticanti. In un paese come l’Italia, che gode di due litorali opposti ma relativamente vicini, molti kiteboarder si spostano tra il versante tirrenico e la costa adriatica a seconda dell’intensità e della direzione del vento.

Alcune aree in cui sono presenti condizioni naturali favorevoli ma ai margini dei tradizionali flussi turistici, hanno trasformato il kitesurf in un importante veicolo di promozione turistica. Un caso esemplare è lo Stagnone di Marsala in Sicilia, ex salina e ora area lagunare, dove negli ultimi anni sport come il kitesurf hanno contribuito allo sviluppo dell’economia locale. Fenomeni simili si registrano, come emerge dai post su Instagram, anche in Sardegna, dove è emblematico il caso di Porto Pollo, definita la “palestra naturale perfetta” dal campione di kitesurf Robby Naish, e in Calabria, dove Gizzeria, detta "La bocca del vento", è diventata tappa fissa del campionato europeo di kiteboard

Top località italiane
Analisi condotta sui media condivisi attraverso Instagram (per maggiori informazioni clicca qui).

I rischi di un ex sport estremo

Il Kitesurf è nato come sport estremo e, come per le altre discipline di questo segmento, è sempre stato circondato da un misto di fascino e timore. In realtà, rispetto agli albori, si sono registrati enormi progressi tecnici e tecnologici nell’attrezzatura, soprattutto per quello che riguarda la sicurezza ed affidabilità. Inoltre, come sottolinea Babini, oggi sono presenti scuole con istruttori federali e programmi di formazione validi e certificati (IKO). Anche le istituzioni si sono mosse emanando norme specifiche per la sicurezza di chi pratica kitesurf come, ad esempio, regolamenti che prevedono l’obbligo del giubotto di salvataggio e del coltellino taglia scotte. Oggi, i principali problemi di sicurezza sono dovuti al sovraffollamento delle poche aree dedicate alla disciplina con forti ripercussioni sulla navigazione, in particolare l’aumento del rischio di incidenti in mare. Il kitesurf è uno sport che si svolge in un contesto mutevole e pericoloso ed è quindi sempre sconsigliata la pratica in solitaria. Mantovani, che ha perso un amico inghiottito tra le onde del litorale livornese, conosce bene i rischi della disciplina ed afferma che tale condizione di precarietà ha reso, da sempre, la comunità di kitesurfer molto unita e collaborativa.

Da sinistra a destra:Surfino storico Strapless, tavola Twin Tip freestyle, surfino con Strap
Kit da viaggio per la pratica del Kiteboard.

Il tam-tam mediatico

La community di kiteboarder, che in Italia conta quasi 35.000 praticanti, è fortemente frammentata. Il passaparola rimane tutt’oggi uno degli strumenti più utilizzati dai kiteboarder e mancano canali comunicativi ufficiali di riferimento per l’intero movimento. Esistono canali agonistici, relativi alle classi di Kiteboard ed alla federazione Italiana Vela, che trattano nello specifico di aspetti sportivi, mentre la divulgazione è affidata a portali, riviste e blog specialistici. Ma il vero cuore pulsante del movimento è la miriade di piccoli forum e siti, spesso locali o di nicchia, utilizzati dai kiteboarder per scambiarsi informazioni relative agli spot, l’attrezzatura e condizioni metereologiche, vento in primis



La distribuzione del Kiteboard in Italia
La mappa mostra la distribuzione dei media condivisi relativi al kiteboard, nel triennio 2015-2017, in tutto il territorio italiano. I dati sono relativi all'indagine condotta sulla piattaforma Instagram. (per maggiori informazioni clicca qui).
Le località sopra evidenziate sono quelle che presentano almeno una decina di post relativi al kiteboard nel triennio 2015-2017 (metà giugno 2017). In rosso sono evidenziate le località con una concentrazione di media relativi al kiteboard superiore a 100 nel triennio.